L’efficienza energetica (EE) in una organizzazione industriale o del terziario richiede sia interventi puntuali, sia interventi continui, metodici per aumentare continuamente l’efficienza energetica.

Si tratta di due classi di intervento diverse:

  • tra gli interventi di EE del primo tipo ci sono ad esempio motori a più elevata efficienza nell’industria  o l’isolamento del tetto nel caso del terziario;
  • tra gli interventi del secondo tipo ci sono ad esempio:
    •  il controllo delle perdite dei circuiti dell’aria compressa nel caso industriale; alette di raffreddamento sporche o danneggiate
    • la regolazione delle temperature di riscaldamento dei diversi uffici e sale riunioni, il controllo dell’accensione e spengimento delle luci e dei computer nelle pause pranzo e la sera.

Gli interventi del primo tipo sono talvolta molto facili da individuare e valutare, basta ad esempio censire il parco motori presente e sulla base della classe di efficienza, consumo reale e numero di ore di utilizzo di ciascuno di essi valutare il loro costo energetico annuo. Sulla base della simulazione del calcolo economico del consumo del miglior motore disponibile sul mercato esercito per lo stesso numero di ore, si può valutare la convenienza economica della sostituzione del motore ed il tempo di ritorno dell’operazione.

Gli interventi del secondo tipo sono i più insidiosi: richiedono metodicità sia nella loro evidenziazione sia nell’effettuare i necessari interventi per il conseguimento delle efficienze energetiche (EE) individuate.

Risolvere questi problemi del secondo tipo è però molto importante anche a valle di interventi del primo tipo. Anzi, talvolta l’importanza di un sistema di gestione dell’EE è fondamentale dopo grandi interventi: l’Effetto Rebound è sempre in agguato. La casistica dell’Effetto Rebound e dell’Effetto Backfire (oltre il 100% dei Rebound) è sempre più ampia.

Ciò chiarito, le norme sulle Diagnosi Energetiche e sul Sistema di Gestione Energia (SGE) ISO 50001 emanate negli ultimi anni, sono il più prezioso strumento per porre metodicità e assicurare che gli interventi del secondo tipo siano per lo meno presi in considerazione. Quest’ultima considerazione è fondamentale poiché viviamo in un mondo marketing-oriented: l’Energy Manager (EM) che propone, calcoli alla mano, di sostituire motori obsoleti con nuovi motori viene più facilmente ascoltato dell’EM che propone una procedura di manutenzione preventiva al fine di mantenere la massima EE dei compressori o una procedura gestionale da comunicare tramite la Direzione del personale per sensibilizzare i dipendenti agli sprechi energetici. Quest’ultimo però, come abbiamo detto, è fondamentale.

Il primo viene percepito come investimento con un determinato grado di ritorno, il secondo come un problema di cultura del personale ed una “scocciatura” poiché richiede il coinvolgimento della Direzione del Personale…..

La situazione cambia se però l’EM si presenta all’Alta Direzione con delle Norme Tecniche precise per le Diagnosi Energetiche e per il Sistema di Gestione dell’Energia (SGE). All’atto pratico, il collega EM si prefiggerà sempre lo stesso obiettivo con la stessa serietà: ma da un punto di vista di organizzazione in cui opera e di Marketing dell’Energy Management, il collega si presenta con una metodica ufficiale, condivisa ed approvata a livello internazionale. Addirittura nel caso della UNI EN ISO 50001:2011 con una metodologia citata dalla nuova Direttiva sull’EE come auspicabile, quindi con una sorta di riconoscimento giuridico ufficiale. E’ chiaro che vi sarà quindi da parte dell’Alta Direzione una diversa percezione dell’Energy Management.

Le norme sono quindi quello che io definisco “il più forte alleato dell’Energy Manager”. Infatti, ben attuate, permettono di realizzare tutti gli interventi della prima e della seconda classe e di mantenere, nel tempo, il più alto livello di EE conseguibile dell’organizzazione.

 

 

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