II futuro dell’efficienza energetica in Italia, è affidato in gran parte all’attività delle ESCo che, tramite nuovi strumenti contrattuali, offrono al Cliente la fornitura di Sistemi in grado di ridurre i consumi specifici di energia associati al processo produttivo, ottenendo un contestuale rinnovamento del parco industriale.
Il sistema Italia sconta però ritardi sia nella definizione normativa, che nella diffusione di una vera cultura del risparmio energetico; conseguenza di ciò è il dato inequivocabile di peggioramento del livello dell’efficienza energetica industriale italiana in questi ultimi anni.
Alcune importanti novità normative sono state introdotte di recente, anche nel sistema delle norme ISO – UNI. La certificazione secondo la ISO 50001 offre al sistema industriale uno strumento importante per la ridefmizione dei consumi energetici, mentre la UNI 11352 definisce i requisiti minimi per le ESCo.
Lo stato attuale Italiano vede solo un ristretto numero di operatori industriali certificato secondo la ISO 50001, e solo 36 ESCo secondo UN11352.
Questi dati confermano un quadro “non incoraggiante” in merito alla diffusione sul territorio di una cultura energetica industriale. La percentuale di industrie che adottano un approccio strutturato nella gestione dell’energia attivando validi sistemi di controllo e misura è una minoranza, mentre la maggior parte ricorre a metodi rudimentali o non li prevede nemmeno.
Da questo scenario emerge il ruolo fondamentale delle società ESCo nella divulgazione delle migliori pratiche nella gestione dei consumi di energia.
Stentano però a consolidarsi importanti progetti di investimento in risparmio energetico, soprattutto per ostacoli di natura economica: sia perché non è ancora ben chiaro per le aziende il potenziale vantaggio conseguibile, sia per la difficoltà nel reperire le risorse finanziarie necessarie.
Le Banche Italiane, infatti, si dimostrano scettiche a finanziare interventi di efficienza energetica, sia quando a realizzarli sono direttamente le imprese, sia quando questi avvengano in partnership con una ESCo
Il futuro delle società ESCo è quindi una sfida a 360°, che parte dalla selezione di tecnologie, fino alla ricerca della bancabilità dei contratti EPC (che ad oggi non esiste ancora).
Questa ambiziosa sfida può trasformare l’efficienza energetica da un mero slogan alla vera e propria “rivoluzione bianca” che può contribuire ad una ripresa economica duratura e solida.
Al fine di incrementare l’efficienza energetica delle PMI nei settori industriali e del terziario diverse regioni italiane hanno predisposto dei bandi per agevolare gli investimenti in questo settore basandosi sui regolamenti europei n.1998/2006. Questi importanti contributi erogati tramite l’appoggio di banche convenzionate alle regioni, permettono di rendere realizzabili molti interventi di efficienza energetica fino ad ora non considerati sostenibili.
Nonostante la “macchina” dell’efficienza energetica (soprattutto in questo periodo di crisi), ruoti attorno alle ESCo, i finanziamenti regionali non sono chiari sulle modalità di accesso per le Società di Servizi Energetici. Mentre alcuni POR dichiarano esplicitamente la loro cumulabilità con i Titoli di Efficienza Energetica (core business delle ESCo) altre non si pronunciano sull’argomento rimandando la vantazione al Gse, che cura da qualche mese la gestione/ regolamentazione dei certificati bianchi.
Dopo alcuni mesi è stata fatta chiarezza dal Gestore che nella sezione FAQ del sito pubbiìcaf’L’art 10 del D.M. 28 dicembre 2012, che regola il meccanismo dei certificati bianchi, stabilisce che “i certificati bianchi emessi per i progetti presentati dopo l’entrata in vigore del… decreto” – 3 gennaio 2013 – “non sono cumulateli con altri incentivi, comunque denominati, a carico delle tariffe dell’energia elettrica e del gas e con altri incentivi statali, fatto salvo, nel rispetto delle rispettive norme operative, l’accesso a
- fondi di garanzia e fondi di rotazione;
- contributi in conto interesse;
- detassazione del reddito d’impresa riguardante l’acquisto di macchinari e attrezzature”.
Dalla formulazione dell’articolo ne deriva:
- la non cumulabilità dei certificati bianchi con:
a) detrazioni fiscali per progetti presentati successivamente al 03 gennaio 2013;
b) Pecobonus previsto dal Decreto Legge 22 giugno 2012, n. 83, convcrtito in legge 7 agosto 2012, n. 134 per la sostituzione di veicoli inquinanti con altri nuovi a basse emissioni complessive;
c) finanziamenti statali concessi in conto capitale.
- la cumulabilità dei certificati bianchi con:
a) incentivi riconosciuti a livello regionale, locale e comunitario per interventi di effìcientamento energetico.
Riferendosi ai contratti EPC, il costo di un sistema oggetto del contratto viene sostenuto direttamente dalla ESCo che rientra dell’investimento valorizzando i TEE ed una parte del risparmio energetico conseguito dal Cliente (secondo accordi stipulati nell’EPC stesso e solo a valle della verifica del risparmio stesso).
Il cliente, quindi, beneficia da subito di un risparmio energetico (in termini di energia elettrica / energia termica / combustibili) per arrivare (dopo un periodo definito dalla durata del contratto) alla proprietà del Sistema.
È evidente quindi che l’oggetto del contratto non è la semplice “fornitura impiantistica” ma la fornitura della “Efficienza Energetica” stessa. Eventuali Rischi finanziari (costo del denaro, valorizzazione titoli, ecc.) e tecnologici sono totalmente a carico della ESCo.
Un Contratto EPC può inoltre prevedere l’esercizio di una “way-out” anticipata da parte del cliente (con previsione di un canone di uscita) permettendo di avviare progetti di efficienza indipendentemente dal budget per l’anno in corso.
Nonostante alcuni studi sostengano che certe tecnologie innovative siano economicamente sostenibili anche senza l’intervento di sistemi di incentivazione, grazie del meccanismo dei TEE ( soprattutto con l’introduzione del T da novembre 2011) alcune tipologie dì progetto (es. ottimizzazione dei processi industriali) risultano realizzabili per le ESCo solo grazie ad essi, poiché permettono di ridurre il tempo di ritorno dell’investimento consentendo un miglior controllo del rischio di investimenti in tecnologie innovative.
La bancabilità dei progetti di efficienza energetica è quindi, ad oggi, molto difficoltosa in quanto l’impiego di tecnologie innovative in processi industriali complessi crea difficoltà, oltre che intrinsechi di processo, anche di risk assessment da parte delle banche generando la necessità di trovare altre forme di finanziamento.
[Fonte: Quotidiano Energia – A cura di Studio Bartucci]